CALABRIA: L’ABBANDONO DELL’ULTIMA DELLA CLASSE

Sono passati ormai nove mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19 nel nostro Paese, lunghi mesi in cui, tra lockdown e D.P.C.M., ognuno si è visto privare, in nome del valore principe della salute pubblica, di gran parte delle proprie abitudini di vita. Nove lunghi mesi durante i quali le regioni italiane hanno avuto modo di organizzarsi al fine di fronteggiare una nuova e prevedibile ondata del virus, tornato a colpire più impietoso che mai con l’arrivo della stagione autunnale. Nel panorama politico-sanitario dello stivale, emergono senz’altro studenti di eccellenza e da primo banco, come Lombardia e Veneto, e ci sono studenti da ultima fila, come Sicilia, Puglia e Campania.

A completare tristemente questo scenario, vi è lo studente in difficoltà, il classico alunno che siede all’ultimo banco, che ogni anno naviga tra una stringata promozione e una bocciatura sempre più probabile. Ed è così che la Calabria, terra di poeti, filosofi e matematici, subisce la bocciatura più dolorosa nell’epoca più difficile che la storia contemporanea possa ricordare. Infatti, a fronte di una situazione epidemiologica serena rispetto al resto d’Italia, la Calabria si è ritrovata in zona rossa -oggi zona arancione-, a dover fronteggiare un nuovo periodo duramente restrittivo, con conseguenze forse irrimediabili per la già fragile economia regionale.

La causa è da ricercare non tanto nella diffusione del Covid-19 in Calabria, ma nella indecorosa situazione sanitaria in cui versa la regione. Risparmiata parzialmente dalla prima ondata, la punta dello stivale è stata l’unica regione d’Italia a restare immobile di fronte all’emergenza, non preparandosi in alcun modo a quanto sarebbe potuto succedere dopo la stagione estiva.
E tra la rabbia dei cittadini, la domanda è solo una: di chi è la colpa di questo scempio? La responsabilità è inconfutabilmente della scellerata classe politica, e non solo di quella regionale.

È vero che, alla luce di tutti gli scandali venuti a galla nell’ultimo periodo, la classe politica calabrese non può godere di stima e fiducia; ma è vero anche che chi doveva vigilare sul commissariamento della sanità regionale, non l’ha fatto e ha abbandonato la Calabria al suo triste destino. Sembra quasi che la Calabria venga sentita come un peso, come un malato terminale per il quale non c’è più niente da fare (o per il quale non si voglia più fare nulla!). Le conseguenze, purtroppo, vengono pagate dalle categorie economiche, vessate oltremodo dalle misure restrittive imposte dal Governo, e dai cittadini, stanchi ed esasperati da una serie di misure che forse non avrebbero dovuto subire se la sanità regionale fosse stata all’altezza di quella delle altre realtà territoriali italiane.

La Calabria non merita questo, i cittadini hanno voglia di tornare a vivere in una regione degna di questo nome, in grado di offrire tutto ciò che un territorio dovrebbe assicurare ai suoi abitanti. E al di là delle vergognose parole pronunciate dal senatore Morra, la Calabria merita totale rispetto, e sta ai calabresi fare di tutto per riappropriarsene.

Fancesco Storino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *