VACCINARSI: sì o no?

Il 2020 ha letteralmente messo in ginocchio il mondo intero che di certo non era pronto a fronteggiare una minaccia sanitaria così elevata. In Italia è disponibile dal 27 dicembre 2020 il primo vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech, seguito a poche settimane di distanza dal vaccino di Moderna. L’importanza della vaccinazione è un argomento ricco di controversie tra chi si appella alla scienza e chi ancora rimane dubbioso. Uno dei motivi di questa sfiducia potrebbe essere una parziale conoscenza sul funzionamento dei vaccini. In Italia la vaccinazione non è obbligatoria, motivo per cui, all’alba del 2021, occorre fare chiarezza su questo argomento che coinvolge chiunque, dal bambino all’anziano, in modo da poter essere consapevoli nelle scelte che si è chiamati a compiere. Uno dei fattori più discussi in merito ai vaccini è senza dubbio il fatto che siano stati realizzati in poco tempo. E’ vero che i vaccini di solito richiedano molti anni per essere realizzati. Bisogna, però, tenere in considerazione che un virus simile a quello attuale ha causato la SARS nei primi anni del 2000, motivo per cui i ricercatori hanno potuto sfruttare alcune delle conoscenze relative al vecchio virus per poter fronteggiare il nuovo. Grazie a queste conoscenze, e l’impiego delle nuove tecnologie a disposizione, si è potuto intervenire sul modo in cui il virus attacca le cellule cercando di bloccare tale meccanismo prima che l’infezione cominci. Il vaccino di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna utilizzano l’mRNA (RNA messaggero) che contiene le istruzioni per produrre alcune proteine specifiche del coronavirus portando il sistema immunitario ad imparare a riconoscerle e contrastarle senza però provocare l’infezione.
Una domanda molto frequente in merito ai nuovi vaccini è se questi possano modificare il DNA. Una volta che la cellula produce le proteine dovute all’mRNA immesso, procede a distruggerlo senza che ne rimanga traccia, senza che questo modifichi in nessun modo il DNA. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, nei test effettuati sono risultati sintomi di dolore nel punto di iniezione, mal di testa, brividi, spossatezza momentanea, si tratta comunque di effetti di minore gravità rispetto a quello che potrebbe causare il virus. In casi molto rari alcune persone sottoposte al vaccino hanno manifestato una reazione allergica a questo, ma ciò accade tipicamente per ogni vaccino e riguarda comunque una ristretta percentuale della popolazione vaccinata, solitamente con allergie verso alcuni alimenti, farmaci e medicinali. Per questo motivo è importante che i soggetti allergici facciano presente la propria condizione prima della vaccinazione, in modo tale da poter seguire un protocollo più controllato.
Donne in attesa e bambini non vengono vaccinati perché non sono stati condotti ancora test clinici estesi su questi, prediligendo le categorie più sensibili quali adulti e in particolar modo gli anziani. Il vaccino di Moderna, già diluito e pronto per essere iniettato, viene somministrato a pazienti di età pari o superiore a 18 anni, si conserva più facilmente e immunizza dopo due settimane dalla seconda somministrazione. Il vaccino di Pfizer, invece, che va conservato a meno 80 gradi, può essere somministrato a chi abbia almeno 16 anni e garantisce l’immunità dopo una settimana dalla seconda dose. Per quanto concerne efficacia e sicurezza, i due farmaci hanno ottenuto nella sperimentazione clinica di fase 3 risultati molto simili. Il vaccino di Pfizer-BioNTech è efficace al 95%, quello di Moderna al 94,5%. E’ necessario più tempo per ottenere dati significativi sull’eventuale possibilità di contagio da parte dei vaccinati. Risulta dunque importante che questi e le persone con le quali vengono a contatto debbano continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19. Ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, è importante garantire una maggiore consapevolezza in merito alla situazione sanitaria su scala nazionale e mondiale, soprattutto facendo informazione nella maniera corretta, senza allarmismi e fake news. Nel clima che stiamo vivendo, ricco di incertezze e dubbi, è necessario non perdere la speranza nella ricerca clinica.

Elena Logatto

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