La malattia di Alzheimer, conoscerla per affrontarla.

Oggi i tempi sono maturi per la messa in campo di un’idea di invecchiamento non come un periodo residuo, bensì come un’epoca della vita nella sua interezza: da qui bisogna partire per reimpostare una cultura che non neghi i vecchi e la vecchiaia, ma assuma e promuova l’invecchiamento come un processo al cui centro vi è la persona nel suo divenire sociale.
Una cultura dell’invecchiamento attivo, in grado di migliorare i livelli di energia psico-fisica della persona, prevenire malattie e riduzione dell’autosufficienza, favorire le relazioni e l’inclusione sociale, motivare alla solidarietà, al dialogo tra le generazioni, alla partecipazione alla vita democratica.

I principali destinatari del progetto “Auser Caffè” sono i pazienti con demenza e i loro caregiver, la cui funzione di aiuto comporta un carico assistenziale che destruttura gli equilibri familiari preesistenti. Di Alzheimer, potremmo dire, non si ammala solo chi ne è direttamente affetto ma anche chi se ne prende cura. Di conseguenza destinatari indiretti saranno tutti coloro che si relazionano quotidianamente con il malato (famiglie e comunità).
La proposta è unica nel suo genere e si concentra in un ambito di intervento in cui l’offerta è carente rispetto alla costante domanda di aiuto e di sollievo generato dai disagi che è costretto a vivere il malato di Alzheimer. Pertanto, il potenziale dell’iniziativa, sin dalle prime battute, risulta avere un impatto positivo per la collettività. La Calabria ospita uno tra i più importanti centri di Neurogenetica al mondo, riuscire a fornire servizi collaterali e offerte terapeutiche in sintonia con i programmi di cura degli specialisti del Centro, significa amplificare gli effetti benefici e così tentare di far vivere ai pazienti una vita dignitosa e prospera, circondati dall’affetto dei propri cari.

Eugenio Barone dell’Università La Sapienza di Roma, Patrizia Mecocci, ordinario di geriatria all’Università di Perugia, Amalia Cecilia Bruni, direttore del Centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme e Marzia Perluigi, associato di biochimica all’Università La Sapienza.